martedì 29 settembre 2015

La stampa 3D in gel e la futura realizzazione di organi biologici - via @NewScientist


Stampante in 3D specializzata nella creazione di strutture complesse utilizzando come mezzo un gel



Una delle grande limitazioni nella creazione di organi artificiali risiede nella mancata ricreazione della struttura vascolare degli organi viventi, una caratteristica essenziale se si vuole evitare la comparsa di tessuti necrotici nell'impalcatura colonizzata da cellule.

Lo sviluppo di questa stampante cerca di superare questo problema e promette la realizzazione di strutture complesse attraverso lo stampaggio della matrice di un organo in un mezzo gelatinoso (trucco che permette alla struttura di autosostenersi senza collassare).

I risultati sembrano incoraggianti tanto più che le dimensioni spaziali raggiunte dai dettagli ricreati in vitro, ricalcano quelle necessarie per la creazione di un tessuto organico.

La più grossa limitazione attuale consiste nel gel: si tratta infatti di una miscela non organica che impedisce la creazione di tessuti viventi. L'idea è quella di trovare una valida alternativa e continuare le sperimentazioni.






Il teletrasporto quantistico di dati a 100 km di distanza - via @NIST



Gli scienziati del NIST (National Institute of Standards and Technology) hanno realizzato il teletrasporto quantistico di dati a 100 km di distanza quadruplicando il precedente record di trasmissione.

Non si tratta ancora, purtroppo, del teletrasporto di materia, uno dei paradigmi delle più note saghe sci-fi come Star Trek, ma della possibilità di ricreare all'istante e in una posizione remota dello spazio un set di dati (teletrasporto di informazioni).

L'esperimento è consistito nel teletrasporto dello stato quantistico di un fotone ad un altro fotone situato al capo opposto di una rete in fibra ottica (il famoso "entanglement"). La quantità di dati trasferita è ancora minimale: si parla di "qubit", ossia l'unità fondamentale della computazione quantistica. Il record è stato realizzato grazie all'implementazione di un nuovo sensore capace di rilevare un singolo fotone.

La  ricostruzione remota dei dati contenuti in uno stato quantistico parte con la produzione di un fotone, succesivamente suddiviso con un prisma in due fotoni identici dotati di entanglement.

Entanglement



Video di approfondimento per capire qualcosa in più sullo spin e la superposizione quantistica

Uno dei due fotoni viene inviato al capo terminale della fibra e viene definito l'output. L'altro fotone passa attraverso un beam splitter (dispositivo ottico che divide un raggio di luce in due parti) insieme ad un altro fotone, l'input. I due fasci di luce possono essere in fase oppure no (ed è proprio questa l'informazione che si vuole teletrasportare, ossia il qubit).


I sensori di nuova concezione sono situati in prossima dell'output (al capo estremo della fibra ottica) e subito dopo il beam splitter, e si attivano ogniqualvolta un fotone li colpisce, permettendo ai ricercatori di capire se il fotone è in fase o fuori fase all'input. Al capo opposto il sensore confronta i dati dell'output con l'input. Bisogna ammettere che il segnale è molto debole e solo l'1% dei fotoni raggiunge il capo opposto dell'infrastruttura ottica per essere rilevato (per tale ragione senza questi sensori l'esperimento sarebbe stato impossibile).





Nell'immediato futuro non sarà certo possibile trasferire dati, ma si potrà lavorare concretamente per realizzare criptazioni quantistiche in grado di garantire l'inviolabilità delle comunicazioni tra dispositivi (si dovrebbero decodificare degli stati quantistici per ricostruire le informazioni); e si potrà continuare a sviluppare la già citata computazione quantistica, il "santo graal" dell'informatica.




Fonti:
http://tinyurl.com/qaqzj6w
http://www.extremetech.com/extreme/214815-scientists-set-new-record-teleporting-quantum-data-60-miles