Cerca nel blog

domenica 16 ottobre 2016

Il Disinformatico di Paolo Attivissimo del 14 Ottobre 2016 - #IoT #Google #Samsung #GalaxyNote7 #Mercedes #TrolleyProblem



PUNTATA 474




I titoli di ogni notizia contengono un link all'articolo originale pubblicato sul blog Il Disinformatico di Paolo Attivissimo.


Argomenti della Puntata



La Samsung ritira dal mercato il Galaxy Note 7

Perché gli smartphone prendono fuoco? il disastro del Samsung Galaxy Note 7 | Il Disinformatico

Ars Technica ha pubblicato un bel sunto del disastro che ha colpito Samsung con il suo Galaxy Note 7, colpevole di esplodere o prendere fuoco, ferendo i clienti. Il blocco delle vendite e il richiamo di 2,5 milioni di esemplari non hanno risolto il problema: anche la nuova versione ha lo stesso problema di autocombustione: meno di prima, ma ce l'ha.


Il Galaxy Note 7 esplode e prende fuoco per davvero: sono molti i video che documentano bene la tendenza del dispositivo ad incendiarsi. La causa dei primi incidenti è da rintracciare nella progettazione della batteria che, troppo grande per il suo alloggiamento, viene compressa durante l'installazione e l'utilizzo da parte dell'utente causando i successivi corto circuiti.
I modelli prodotti successivamente alla scoperta di questo errore progettuale sembrano essere affetti invece da problemi legati alla ricarica veloce che mina molto presto l'integrità della nuova batteria.

Il Galaxy Note 7 verrà perciò tolto definitavemente dal mercato: è stata addirittura predisposta una procedura molto costosa per il ritiro dei modelli che prevede l'utilizzo di confezioni ignifughe.

L'Epic Fail di Samsung, oltre ad essere una perdita di immagine colossale, segna anche una perdita economica di svariati miliardi di dollari. 





Ragazzo confonde Google AdSense con Google AdWords e riceve una fattura da 100K euro

Dodicenne riceve una fattura di 100.000 euro da Google: ha confuso AdWords e AdSense | Il Disinformatico

Non è la prima volta che racconto di disavventure economiche causate da giovanissimi internauti. Di solito i danni ammontano a qualche migliaio di dollari, euro o franchi, ma stavolta la cifra è da record: centomila euro di bolletta.

Il ragazzo spagnolo ha dato a Google il numero del conto corrente di famiglia e ha scelto la parola chiave da associare alla sua pubblicità, il video del suo gruppo musicale. A differenza di AdSense che paga gli utenti per le visite che ricevono sul proprio portale, AdWords fa pagare l'inserzionista ogni volta che qualcuno in rete clicca su quella determinata parola (legata al contenuto da promuovere). In pochi mesi il numero di click è stato così massivo che Google ha presentato il conto di 100K euro,

Fortunatamente Google ha riconosciuto l'errore fatto in buona fede dal ragazzino e ha ritirato la richiesta economica. Se il ragazzo doveva essere controllato con più attenzione dai genitori, anche Google dovrebbe rendere le procedure di registrazione ai suoi servizi più sicure e verificate.




Auto a guida autonoma e problemi etici: TrolleyProblem

Se un'auto autonoma deve scegliere chi uccidere e chi salvare, per Mercedes salverà il conducente | Il Disinformatico

Il dilemma del tram (trolley problem ) è un esperimento mentale molto semplice: un tram corre sul proprio binario. Il conducente del tram non può vedere che sul binario ci sono cinque operai: quando li vedrà non ci sarà tempo di frenare e quando loro vedranno il tram che incombe sarà troppo tardi per scansarsi.

In sintesi: l'auto a guida autonoma deve decidere in situazioni di emergenza se salvare il guidatore oppure gli eventuali pedoni sulla strada.

Secondo Christoph von Hugo, il direttore della Mercedes-Benz per i sistemi di assistenza al conducente e di sicurezza attiva, le auto a guida autonoma devono sempre prediligere la sicurezza del conducente e dei passeggeri: se esiste la sicurezza di salvare almeno una persona, bisogna cercare di mettere questa priorità al centro di tutto. L'ambiente circostante è molto complesso ed è impossibile cercare di prevedere le conseguenze di ogni azione. L'unica certezza riguarda la salvaguardia degli abitanti del veicolo.





L'epopea del bollitore smart ma non troppo

Internet delle Cose: undici ore per attivare un bollitore "smart" | Il Disinformatico

Pochi giorni fa Mark Rittman, un dirigente della Oracle, è stato suo malgrado protagonista di una telenovela informatica in tempo reale: ha raccontato via Twitter la sua lotta epica contro un bollitore d'acqua per il té. Ci ha messo undici ore a farlo funzionare.

Mark Rittman, dirigente Oracle, ha impiegato 11 ore per mettere in funzione il suo bollitore Wi-Fi e ha raccontato la sua epopea in tempo reale su Twitter.

Si tratta dell'ultima follia IoT (l'Internet delle Cose).

Dapprima gli si è rivoltato contro l’access point Wi-Fi, che si è resettato, poi il bollitore non accettava correttamente i dati ricevuti via Wi-Fi e si ostinava a voler fare periodicamente una “ricalibrazione obbligatoria” che lo scollegava dalla rete domestica. [articolo]
Dopo 11 ore ed una piccola rivolta delle lampadine smart che dovevano necessariamente aggiornarsi, lasciandolo al buio, Rittman ha potuto gustare la sua meritatissima tazza di the.







Nessun commento:

Posta un commento